Osho, filosofo e mistico, è forse il più noto tra i maestri spirituali indiani contemporanei, la cui mente, brillante ed eclettica, si è rivolta alla ricerca del punto di unione tra Oriente e Occidente.

Osho Rajneesh nasce in India, a Kuchwada l’11 dicembre 1931, e dimostra fin dall’infanzia uno spirito ribelle e indipendente che lo spinge a sfidare le strutture religiose, sociali e politiche, portando avanti una ricerca della verità fatta in prima persona. Da giovane Osho era ateo e marxista, posizione politica che in seguito rinnegherà.

Il 21 marzo 1953, a 21 anni, dopo un intenso periodo fece l’esperienza dell’illuminazione, quella in cui si raggiunge il più alto grado di consapevolezza. Convinto dell’importanza di ciò che aveva acquisito, decise di invitare ogni individuo a condividere la sua esperienza. Sosteneva anche una più aperta attitudine verso la sessualità, una posizione che gli guadagnò il nomignolo di “guru del sesso” presso la stampa indiana e successivamente internazionale.

Nel 1970 si stabilì a Bombay, dove assunse il ruolo di maestro spirituale dei suoi discepoli, noti come neo-sannyasin. Trasferitosi poi a Pune nel 1974, fondò un’ashram che attrasse un gran numero di occidentali, in cui si praticavano terapie derivate dai Movimenti del Potenziale Umano. Verso la fine degli anni Settanta, iniziarono i contrasti col governo e con la società indiani, a causa dei suoi insegnamenti permissivi e provocatori.

Nel 1981 Osho si trasferì negli Stati Uniti e i suoi discepoli fondarono una comune, in seguito nota come Rajneeshpuram, nello stato dell’Oregon, che però ben presto entrò in conflitto con i residenti locali, principalmente riguardo all’uso dei terreni, ma anche per i loro costumi contraddittori.

Osho fu arrestato poco dopo e accusato di violazioni della legge sull’immigrazione. Fu estradato dopo una richiesta di patteggiamento. Ventuno Stati gli negarono l’ingresso, così fu costretto a tornare a Pune, dove morì nel 1990. La sua ashram è oggi l’Osho International Meditation Resort.

La scoperta fondamentale è che, pur con differenti tecniche di meditazione, è possibile per ogni essere umano arrivare a uno stato di coscienza vigile e incontaminata da impressioni o da pensieri: il vuoto interiore.

Secondo Osho, infatti, la meditazione è uno stato esistenziale intrinseco alla natura e alla potenzialità umana, è cioè una condizione naturale che abbiamo dimenticato.

Quando questo stato è raggiunto, la coscienza individuale si fonde con la “coscienza del tutto”. Nella storia questo stato di autorealizzazione viene chiamato risveglio o illuminazione. È il momento della suprema comprensione, della caduta di tutti i veli che impediscono la chiara visione della realtà; dove “la goccia si fonde nell’oceano, nell’attimo stesso in cui l’oceano si riversa nella goccia“.

L’uomo moderno ha perso capacità di stare immobile e di dedicarsi al proprio ascolto interiore, perché subisce continuamente tante “distrazioni”, che ne riempiono la mente. Per questo motivo Osho individua alcune tecniche di meditazione attiva “il cui fine essenziale è di calmare la mente per creare quello spazio di silenzio e consapevolezza necessario alla illuminazione”.

Le sue originali “meditazioni attive” sono concepite per lasciar andare, prima di tutto, lo stress accumulato nel corpo e nella mente in modo da facilitare l’accesso allo stato di meditazione.

  • Meditazione Dinamica
  • Meditazione Kundalini
  • Meditazione Nadabrahma
  • Meditazione Nataraj

Alcuni di questi esercizi consistono nell’alterazione del respiro, nel piangere o ridere liberamente, nel danzare e muovere il corpo fino a raggiungere lo stato di catarsi.

In questo modo si liberano il corpo e la struttura psico-energetica di tutti quei blocchi emozionali che impediscono la libera espressione di sé nella vita quotidiana, raggiungendo così l’illuminazione.